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I nuovi dazi USA mettono Apple alle strette e i prezzi potrebbero esplodere

7 Aprile 2025

I nuovi dazi USA mettono Apple alle strette e i prezzi potrebbero esplodere

I dazi introdotti dall’amministrazione Trump stanno mettendo in difficoltà Apple, cosa che non accadeva da anni.

Sebbene l’azienda stia cercando in tutti i modi di evitare un rincaro immediato dei propri prodotti, è ormai evidente che questa strategia difensiva ha un limite. Secondo quanto riportato da Bloomberg, Apple sta cercando di arginare i costi attraverso misure temporanee, ma gli aumenti sembrano inevitabili, soprattutto con l’arrivo della prossima generazione di dispositivi.

Il rischio non è più solo ipotetico: i prezzi di iPhone, Mac, iPad e altri prodotti Apple sono destinati a salire, non solo negli Stati Uniti ma anche in Italia e nel resto del mondo. Per il momento, l’obiettivo è mantenere i prezzi attuali il più a lungo possibile, ma i prossimi modelli – come l’atteso iPhone 17 Pro – potrebbero facilmente superare la soglia psicologica dei 2.000 dollari.

Un’ipotesi che solo qualche mese fa sarebbe sembrata estrema, ma che oggi trova una spiegazione nei costi aggiuntivi imposti dai dazi fino al 54% sulle importazioni dalla Cina. E non si tratta solo della Cina: anche Vietnam, India e Malesia – dove Apple ha delocalizzato parte della produzione – sono colpiti dalle nuove tariffe.

Per questo motivo, Apple sta cercando di assorbire una parte dei costi riducendo temporaneamente i margini di profitto, che in media si aggirano intorno al 45%. Parallelamente, Apple sta esercitando pressioni sui fornitori e sui partner produttivi per ottenere sconti sui componenti e cercare di contenere i rincari a monte. Una strategia che, però, si scontra con una realtà complessa: l’inflazione globale non risparmia nemmeno il settore industriale.

Un’altra mossa in atto è la creazione di scorte strategiche. Apple avrebbe accumulato una quantità significativa di dispositivi prima dell’entrata in vigore dei nuovi dazi. Ciò permetterebbe di mantenere i prezzi attuali inalterati almeno fino ai prossimi lanci previsti per la seconda metà del 2025.

Trasferire la produzione negli Stati Uniti, come auspicato da alcune correnti politiche, non è una soluzione praticabile nel breve periodo. Le nuove fabbriche, come quella di TSMC per la produzione di chip, non saranno operative a pieno regime per diversi anni. Inoltre, anche se la produzione avvenisse interamente all’interno dei confini statunitensi, Apple dovrebbe comunque importare materie prime e componenti, soggetti agli stessi dazi.

In sintesi, la produzione locale non è una soluzione immediata. La situazione resta tesa, con prospettive tutt’altro che rassicuranti. Il pericolo reale è che gli aumenti dei prezzi riducano la domanda, proprio in un momento in cui si teme una nuova recessione negli Stati Uniti.

Un aumento dei prezzi di iPhone e Mac potrebbe indurre molte famiglie a rimandare l’acquisto di nuovi dispositivi, con un impatto diretto sul fatturato e sui profitti di Apple.

Le ripercussioni si stanno già vedendo sul mercato azionario: il titolo Apple è in calo, così come quelli di altre big tech statunitensi, trascinate giù dai timori di una frenata dei consumi e da una congiuntura economica in peggioramento.

Apple si trova ora a fronteggiare una delle fasi più delicate della sua storia recente. Dopo aver superato la pandemia, la crisi dei chip e le prime guerre commerciali, si trova oggi a dover affrontare una pressione fiscale che potrebbe alterare profondamente il suo modello di business.

Per il momento, la strategia sembra essere quella rimandare gli aumenti, monitorare l’evoluzione politica e osservare i segnali dell’economia globale.

Ma per quanto potrà reggere questo fragile equilibrio? Il prossimo banco di prova sarà senza dubbio il lancio della nuova linea di iPhone a settembre.

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